FACCIA A FACCIA – Stagione 2003/’04

Faccia_a_Faccia_2003-04Argomento dello spettacolo e’ illustrare la scrittura teatrale umoristica di Luigi PIRANDELLO messa a confronto con la scrittura comica di Georges FEYDEAU, attraverso la rappresentazione di due celebri atti unici che sono due perfetti capolavori del teatro del ‘900. I due scrittori sono quasi contemporanei ma appartengono a mondi molto diversi e per certi versi addirittura opposti. Luigi Pirandello scrive dalla provincia siciliana: una realta’ dura di una societa’ legata alla tradizione; il suo stile e’ pensoso, pessimista, drammatico; l’umorismo della sua scrittura e’ un sorriso amaro sulla infelice sorte dell’uomo destinato a non capire i suoi simili e a non comunicare con il resto dell’umanita’. Ecco allora l’umorismo de “La Giara” in cui uno sguardo distaccato e beffardo osserva gli uomini nelle loro vicende quotidiane e ride delle loro sventure, delle loro storie e dei loro ridicoli contrasti. Ecco l’umorismo giocato sulla simbologia che trasforma la giara in una grande maschera che imprigiona l’uomo e che lo separa dal resto dell’umanita’. Un sorriso amaro, dunque, anche in quella che e’ considerata l’opera piu’ umoristica del repertorio pirandelliano: una farsa, ma annegata nella tragedia.

Georges FEYDEAU vive in un altro mondo: la Parigi della “Belle Epoque” e’ ancora fiduciosa nella scienza e nella tecnica del positivismo di fine secolo; la realta’ e’ piacevole, patinata, scintillante. L’uomo non e’ ancora “nudo” davanti a se’ stesso e al vuoto della vita, come sara’ in Pirandello, ma puo’ ancora puntellarsi su una borghesia che lo giustifica, lo vizia, lo protegge: puo’ vivere senza l’orrore di se’. La societa’ francese dell’epoca ama il bel mondo e il bel vivere, anche a costo di fingere sui sentimenti e sul senso della vita. Georges FEYDEAU, maestro di scrittura teatrale, ritrae questo ambiente frivolo di fine secolo e ne coglie tutti gli aspetti piu’ comici e paradossali. “La Mamma Buonanima della Signora” e’ un atto unico che scherza sulle convenzioni sociali, sulla superficialita’ di una classe borghese che vive “da ricca” anche se piena di debiti, sul matrimonio, sui difetti di uomini, donne, servitu’ e padroni. Il linguaggio e’ sciolto e frizzante, apparentemente lieve e mai riflessivo: la scrittura di Feydeau e’ tutta dialoghi e colpi di scena. Ma a ben guardare ecco trasparire dietro la grande comicita’ una sottile ironia che guarda la societa’ e ne ride, immancabilmente, ma, alla fine, con commossa partecipazione. Uno spettacolo che mette in scena due piccole ma perfette “perle” teatrali, che hanno tutto il sapore dei grandi capolavori.

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